FEMMINICIDIO

sabato 28 marzo 2009

Femminicidio e Genocidio

Según Victoria Sanford (“Guatemala: del genocidio al feminicidio”), “El feminicidio es un término político. Conceptualmente abarca más que el feminicidio, porque no solamente culpa a los perpetradores masculinos, sino también al Estado y las estructuras judiciales que normalizan la misoginia. La impunidad, el silencio y la indiferencia son parte del feminicidio(…). El feminicidio nos remite a las estructuras del poder e implica al Estado como culpable, sea por acción, tolerancia u omisión. En Guatemala, el feminicidio es un crimen que existe por la ausencia de las garantías que protegen los derechos de las mujeres”. Además, el genocidio va ligado al feminicidio cuando, por ejemplo, “En junio de 1982, solamente tres meses después del comienzo de la dictadura de Efraín Ríos Montt, las mujeres ya constituían el 42% de las víctimas de las masacres. A mediados de 1982, el número de homicidios de mujeres y niñas subió tan marcadamente que hasta el porcentaje de víctimas masculinas bajó”. “La estrategia pasó de masacres selectivas de hombres a masacres masivas de hombres, mujeres y niños.”
Pero lo más tremendo es que, mientras Eduardo Meyer es señalado por la responsabilidad que tuvo a causa de los famosos 82.8 millones que se robó en el Congreso (sin que Meyer tenga, como otros diputados, cuentas bancarias que demuestren que robó), a Efraín Ríos Montt ningún juez lo persigue por genocida, a pesar de que la CEH haya comprobado su culpabilidad. ¿Qué es peor, ser responsable por un robo que Meyer denunció, o los crímenes de lesa humanidad del general, quien ordenó masacrar a cientos de pueblos indígenas, víctimas, además, de las torturas más crueles que registra nuestra historia? No solo no se atiende la orden del juez Pedraz, de España, sino que a Eduardo Cojulún, juez Undécimo, que recopiló testimonios de sobrevivientes del genocidio en Guatemala, se le amenaza de muerte. Esta noticia no ocupa las primeras planas de los periódicos, como sí se le da espacio especial a Ríos Montt, quien aparece en primera plana de elPeriódico, el día 14/8/08, firmando nada más y nada menos que el Libro de Vida, una especie de acción preventiva contra una potencial ley que favorezca el aborto, olvidando que, bajo su dictadura, cientos de mujeres embarazadas fueron asesinadas abriéndoles los vientres y estrellando contra piedras y árboles a sus hijos.
Que los medios de comunicación den más importancia a Meyer, por su responsabilidad en el robo de los millones en el Congreso y olviden a los genocidas, es de parar el pelo. ¿Por qué hacer piñata de Meyer y no de Ríos Montt y otros criminales de lesa humanidad? ¿Es que no se dan cuenta de que con esta foto en primera plana de elPeriódico, Ríos Montt es rescatado de sus crímenes, confirmándose así que las estructuras patriarcales y dictatoriales, así como la impunidad, siguen dominando al Estado guatemalteco?
A propósito, cito a Sandford: “El genocidio es una atrocidad vinculada al género, porque está motivado por la intención de eliminar a un grupo cultural. Es decir, la destrucción de las bases materiales de la comunidad más su capacidad de reproducirse. En este sentido, las mujeres son los blancos principales del genocidio(…)”. En el 2005, continúa Sandford, “la Corte Interamericana de Derechos Humanos condenó al gobierno guatemalteco por la matanza de 268 personas mayas achí, en la aldea Plan de Sánchez, en las montañas alrededor de Rabinal, Baja Verapaz(…) Poco más de dos años después, una Corte española emitió una orden internacional de captura para varios generales y oficiales del ejército. Los cargos incluían genocidio, terrorismo, tortura, asesinato y detención ilegal…” Los acusados: Ríos Montt, Mejía Víctores, Romeo Lucas García, Ángel Aníbal Guevara, Álvarez Ruiz, Chupina, García Arredondo y Benedicto Lucas García. Muy poco se recuerdan estos crímenes que son, sin duda, el origen de la violencia imparable en Guatemala, en donde se hace perpetua la impunidad. En la actualidad, ya casi nadie sabe sobre documentos como el Remhi y el informe de la CEH

mercoledì 25 marzo 2009

IL CONSENSO SECONDO I MASCHI

IL CONSENSO SECONDO I MASCHI
( e volutamente scrivo maschi, e non uomini).
Sono anni che loro, e le loro difese, ce lo spiegano, in Tribunale, e sotto i Tribunali, con i fan-club degli stupratori per un giorno, ragazzi per bene nella vita. E, spesso e volentieri, ce lo spiegano pure i giudici nella motivazione delle sentenze. A volte, ci tocca sentircelo dire anche dai politici.
Si, perchè in fondo le donne sono tutte puttane, prima ti seducono e poi non te la danno, te danno e non gli va bene, allora ti accusano di stupro. Ma in fondo si capiva, c'era consenso, una bella scopata la volevano.
Ci sarebbe materiale tale da scrivere un Vangelo, sul consenso sessuale secondo i maschi.
E sulla voglia di impunità per chi si vede protagonista di avances sessuali, di reati sessuali.
Dallo sdoganamento della pacca sul culo allo stupro dell'amica o della conoscente che accetta il passaggio a casa (chiaro segno che ci sta, è ovvio!).
E' un fatto di sicurezza. La sicurezza che la conosci, ti dà attenzioni, e quindi te la dà, lo vuole.
E' chiaro come il sole. Cazzate che poi ti accusi di stupro, ci mancherebbe altro !
CI sarebbe da scrivere un Vangelo sul concetto di consenso all'atto sessuale secondo i maschi.
Meglio. Ci sarebbe da scrivere un trattato che trova conforto in dati statistici, che non mi stanco mai di snocciolarenei miei incontri, e in analisi criminologiche in lingue straniere, che qualcuno prima o poi dovrebbe impegnarsi a tradurre e diffondere, posta la preoccupante assenza di una analisi di genere in questo campo e in quello giuridico in Italia.
Oppure un bel saggio: L'attualità del consenso, questo grande sconosciuto. Ma anche: Se me la dai c'è consenso. Poi ne faccio quel che voglio. Sottotitolo: il maschio sono io, so cosa piace a una donna.
E invece ci troviamo qui a leggere indignati l'ennesimo caso di cronaca. L'ennesima difesa, quella classica "Lei ci stava". Ci stava perchè mi ha fatto entrare, ci stava perchè mi ha provocato, ci stava perchè....Chiaro segno che ci stava: le lesioni, gli ematomi dei pugni, gli urli.
Ma certo ! VIS GRATA PUELLAE! Eh, lo dicevano pure i latini! Alle donne piace prenderlo, e pure prenderle mentre lo prendono...perchè è normale che la donna si difenda, se non si difende è proprio una puttana!
Pensiero universale questo, comune a tutte le culture.
Un immaginario collettivo fertile, che, come mi ribadivano pure i ragazzi di un liceo ieri, mentre si parlava di violenza maschile sulle donne e ruoli e stereotipi di genere, "vende" (vedasi relish, D&G..., snuff movies...).
Lo sdoganamento e la connivenza nei confronti della cultura dello stupro uccide.Uccide la soggettività delle donne, la loro sfera di libertà, di benessere psicofisico, di azione sociale e politica che non sia quella di manovalanza pura. Il femminicidio è un crimine di stato, è un crimine di lesa umanità nel momento in cui le Istituzioni tutte condividono, tollerano, o non sono in grado di contrastare questa cultura che uccide la soggettività delle donne in quanto donne, che propone alle masse modelli stereotipati e discriminatori.
Non lo dico io che la cultura dello stupro in sè rappresenta una violazione dei diritti umani delle donne, e che non contrastare questa cultura equivale a tollerare tali violazioni (prima di aumentare le pene per chi compie violenza, e fare campagne contro la violenza sulle donne, bisognerebbe fare campagne per cambiare la cultura che sottende quelle violenze, e proporre un modello diverso di relazioni tra uomini e donne, nel privato come nel pubblico).
Lo dice, al Governo Italiano, Il comitato per l'applicazione della Convenzione ONU per l'eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne (CEDAW), lo dicono le politiche UE....Già, ma figuriamoci, quelle raccomandazioni che, talmente sono spietate nei nostri confronti, neppure i governi di destra e sinistra si sono sprecati a tradurre e diffondere, come da preciso obbligo internazionale assunto ai sensi della Convenzione (CEDAW).
( Ma non vi preoccupate, ci ho pensato io, le trovate qui:
Comunque, niente di nuovo sotto il sole. Quando in un Paese come il nostro è già così difficile riconoscere e contrastare e discriminazioni razziali, figuriamoci se si può arrivare a riconoscere e contrastare le discriminazioni di genere, posto che neppure si accetta e si introduce questo concetto nella legislazione (come sollecitato dal comitato CEDAW e da più parti...).
Niente di articolato, queste poche righe. Solo un sfogo, una chiave interpretativa per leggere le poche righe di sotto.
Poi, qui come altrove, la giustizia farà il suo corso, e la donna il suo faticoso percorso di liberazione.
Si difende il macedone accusato d’avere violentato la giovane operaia
«Nessuno stupro, lei era consenziente»
di Giampiero Giancarli
Domani il sospettato, che è residente a Teramo, verrà ascoltato da giudice e pm per la convalida dell’arresto. Lo straniero è accusato anche di sequestro di persona e lesioni L’AQUILA. «Non è stato uno stupro perchè lei era consenziente». E’ quanto ha detto il macedone finito in cella Amir Dervisi, un operaio residente a Teramo che è stato arrestato dai carabinieri per violenza sessuale. Si è difeso così l’uomo che, pertanto, non ha negato il fatto, ma si chiama fuori dal grave reato di violenza sessuale aggravata che il pm Salvatore Campochiaro gli ha contestato.Inoltre avrebbe detto che non ci sono prove contro di lui se non le affermazioni della trentenne operaia aquilana. Queste dichiarazioni del 45enne straniero sono state fatte immediatamente dopo il fermo dei carabinieri. Frasi che, pertanto dovranno essere ripetute davanti al giudice per poter essere un elemento di valutazione in un possibile processo.Intanto l’apparato giudiziario si è mosso e gli atti sono stati trasferiti dalla procura all’ufficio del giudice per le indagini preliminari per l’udienza di convalida del fermo di polizia giudiziaria.L’uomo, pertanto, dovrebbe comparire davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale della giornata di domani, oppure, ma è improbabile, nella tarda mattinata di oggi. In quella occasione, se lo vorrà, potrà raccontare compiutamente la sua versione dei fatti assistito dal suo avvocato, che al momento, è Domenico Paleri, del foro dell’Aquila, nominato di ufficio. Un quadro giudiziario complesso per lo straniero, rinchiuso alle Costarelle, che rischia, in teoria, una condanna fino a dieci anni di reclusione visto che gli è contestato oltre allo stupro anche il reato di sequestro di persona e le lesioni. L’uomo, secondo la tesi accusatoria si è presentato alla casa della giovane donna per consegnarle un regalo. Lei gli ha aperto la porta senza pensare al rischio che stava correndo. Del resto lo straniero le era stato presentato qualche giorno prima da un amico comune. Ma i convenevoli sono stati brevi e l’indagato sarebbe passato subito alle vie di fatto. Lei ha cercato di opporre resistenza ma l’uomo ha reagito repentinamente colpendola con schiaffi e pugni prima di passare alla violenza. Un incubo che sarebbe durato ancora di più se non fosse stato per alcuni vicini di casa della donna che, allarmati dalle grida provenienti dall’appartamento, hanno chiamato i carabinieri. Amir Dervisi, ha avuto appena il tempo per mettersi alla guida della sua auto per tornare a casa. A metterli sulle sue tracce è stata la stessa donna che, seppure sanguinante e in evidente stato di choc, è riuscita a indicare le generalità del suo violentatore e l’auto con la quale lo aveva visto arrivare. Il 45enne era riuscito, con un escamotage, ad avere indirizzo e numero di telefono della ragazza dall’amico che li aveva presentati, estraneo alla vicenda.La donna è stata anche medicata e dimessa dal pronto soccorso dove è stata dichiarata guaribile in una decina di giorni per varie ferite oltre a uno stato di choc.(24 marzo 2009)

lunedì 23 marzo 2009

28.03.2009, TERNI. DIBATTITO SU VIOLENZA E SICUREZZA

La violenza contro le donne: incontro sabato 28 Marzo

Sabato 28 Marzo a Terni presso l'officina sociale La Siviera - Sala Laura Via Carrara 2 - Ore 16:30 Incontro publico giovani donne a confronto sul tema della violenza contro le donne partecipa: Barbara Spinelli autrice del libro Femminicidio
intervengono:Adelaide Coletti - Rete delle Donne Umbre Contro la Violenza Gina Dimitriu - Associazione "Fiore Blu" - Comunità Rumena Francesca Malafoglia - Coordinamento Generale Progetto "Mai Più Violenze"Silvia Menecali - Centro per le Pari Opportunità - Terni
La ricerca del consenso sul corpo delle donne
La necessità di un intervento strutturato
L'esigenza di una cultura nonviolenta
Gli ultimi fatti di cronaca ce lo confermano: la ricerca di consenso passa anche attraverso il corpo delle donne.La rappresentazione distorta offerta dalle principali testate giornalistiche, l'interesse morboso per il mostro straniero sbattuto in prima pagina, non si può ridurre soltanto ad un problema di stereotipi, che pure permea abbondantemente i media italiani, ma indubbiamente copre una più ampia operazione di consenso, che vorrebbe individuare nel diritto delle donne ad una vita libera dalla violenza le ragioni di una "guerra giusta" contro i migranti, gli "irregolari", i lavavetri, l'altro.Far percepire all'opinione pubblica il problema della violenza sulle donne come un problema di insicurezza, connesso al degrado ed alla illegalità, al rischio di stupro da parte di persone che "non hanno nulla da perdere", implica compiere una operazione doppiamente falsa: non solo si nega la realtà dei dati, che vuole la famiglia come il luogo più insicuro per le donne per il numero di violenze agite dai maschi "intimi" (padri, mariti, ex) in tale contesto, ma si coglie anche l'occasione per spostare l'attenzione dalla necessità di un intervento strutturato, volto a consentire l'effettiva ed immediata tutela delle donne che vogliono uscire da situazioni di violenza, e ad incidere profondamente sul tessuto sociale, culturale, ed istituzionale, per eradicare le prassi discriminatorie, per convenire piuttosto ad una soluzione legislativa di stampo emergenzialistico e meramente repressivo, che rimanda un'immagine maschile di una donna bisognosa di protezione e controllo.
Cesvol Venerdì 20 Marzo 2009

INCONTRO, PERUGIA 26.03.2009: MAI PIU' VIOLENZA SULLE DONNE

23-03-2009
UMBRIA/REGIONE: PROGETTO 'MAI PIU' VIOLENZE SU DONNE'

(ASCA) - Perugia, 23 mar - ''Mai piu' violenze'', e' il titolo del progetto regionale attivato per fermare e prevenire il grave fenomeno del maltrattamento e degli abusi sessuali e fisici sulle donne e, piu' in generale, la violenza di genere; l'iniziativa, promossa dall'assessorato alle politiche sociali della Regione Umbria, sara' presentata a Perugia nel corso di un incontro in programma giovedi' 26 marzo, ore 9, al Salone d'Onore di Palazzo Donini.Interverranno la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, l'assessore regionale alle politiche sociali, Damiano Stufara, la presidente del Centro Pari Opportunita' della Regione Umbria, Daniela Albanesi, il sostituto procuratore della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, Antonella Duchini, la coordinatrice della Commissione Politiche di Coesione Sociale Anci Umbria, Rita Zampolini, Beatrice Lilli dell'Associazione Donne Contro la guerra, l'autrice del libro ''Femminicidio'', Barbara Spinelli, la dirigente regionale, Adriana Lombardi.''
L'Umbria e' tra le prime in Italia a sperimentare un nuovo modello di intervento per fronteggiare situazioni drammatiche che colpiscono le donne non solo fuori, ma soprattutto tra le mura domestiche - ha spiegato l'assessore Stufara -. E' importante sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno perche' molte violenze ancora non sono denunciate, in particolare quelle psicologiche di cui talvolta le donne non sono neanche del tutto consapevoli. Per sviluppare azioni efficaci in termini di prevenzione e contrasto, e' essenziale che si crei una reale integrazione e una collaborazione fra una pluralita' di attori, sia istituzionali che sociali. E' questo il valore aggiunto del nostro progetto elaborato da numerosi partner istituzionali e del privato sociale''.
L'iniziativa ''Mai piu' violenze - Mille Azioni e Interventi Per Impedire Ulteriori violenze'' e' stata presentata dalla Regione Umbria in qualita' di capofila (conta 37 partner) in seguito all'avviso emanato dal Dipartimento delle Pari opportunita' della Presidenza del Consiglio per il finanziamento di progetti finalizzati a rafforzare azioni di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Il progetto e' stato giudicato fra i tre migliori presentati a livello nazionale e prevede - e' detto in una nota - un finanziamento complessivo di 232mila euro, di cui 150mila (quota massima finanziabile) provenienti dal ministero e la restante parte dalla Regione, dalle Asl, dai Comuni e dalla Provincia di Perugia.red/res/rob
(Asca)

domenica 22 marzo 2009

Dibattito sullo STALKING

Venerdì 27 Marzo 2009 h.09,00

Sala del Consiglio Provinciale, Pisa
Progetto EVA-Emergenza, Violenza, Abusi


Prima giornata di studio

“Stalking: Analisi dei Rischi e Prassi d'Intervento”



Ore 09,00:Saluti dell’Assessora Provinciale alle Pari Opportunità,
Dott.sa Manola Guazzini


Ore 09,30:Dott.sa Barbara Spinelli , Giuristi Democratici
“Femminicidio”


Ore 10,00: Dott.sa Laura De Fazio, Modena Group on Stalking, Modena
“Studi e Ricerche:Uno sguardo europeo sul fenomeno”


Ore 10,30: Spazio discussione

Ore 11,00: Pausa Caffè


Ore 11,30: Avv. Massima Baldocchi, Associazione Casa della Donna, Pisa
“Il Decreto Carfagna:Caratteristiche e criticità”

Ore 12,00: Spazio Discussione


Introduce e Modera Dott.sa Francesca Pidone, Associazione Casa della Donna, Pisa

martedì 17 marzo 2009

D-Dove finisce la violenza

Segnalo ottimo reportage di Alessandra Baduer su Repubblica delle Donne di venerdì scorso.
Visibile online anche qui:
http://periodici.repubblica.it/d/
P.115

Eve Ensler sul femminicidio in Congo

http://www.canalmoz.com/default.jsp?file=ver_artigo&nivel=1&id=6&idRec=5168


Canal de Opinião, por Eve Ensler

Feminicídio no Congo

Rio de Janeiro (Canal de Moçambique) - Volto do inferno. Procuro desesperadamente uma maneira para lhes contar o que vi e ouvi na República Democrática do Congo. Procuro uma maneira para lhes narrar as histórias e as atrocidades, e, ao mesmo tempo, evitar que fiquem abatidos, chocados ou afectados mentalmente. Procuro uma maneira de lhes transmitir o meu testemunho sem gritar, sem me imolar ou sem procurar uma AK 47. Não sou a primeira pessoa que denuncia as violações, as mutilações e as desfigurações das mulheres do Congo. Existem relatórios a respeito deste problema desde 2000. Não sou a primeira que conta essas histórias, mas, como escritora e militante contra a violência sexual contra as mulheres, vivo no mundo da violação. Passei dez anos a ouvir as histórias de mulheres violadas, torturadas, queimadas e mutiladas na Bósnia, Kosovo, Estados Unidos, Cidade Juárez (México), Quênia, Paquistão, Haiti, Filipinas, Iraque e Afeganistão. E, apesar de saber que é perigoso comparar atrocidades e sofrimentos, nada do que eu tinha escutado até agora foi tão horrível e aterrorizador como a destruição da espécie feminina no Congo. A situação não é mais do que um feminicídio, e temos que a reconhecer e analisar como tal. É um estado de emergência. As mulheres são violadas e assassinadas a toda hora. Os crimes contra o corpo da mulher já são horríveis por si. No entanto, há que acrescentar o seguinte: por causa de uma superstição que diz que, se um homem viola mulheres muito jovens ou muito idosas, obtém poderes especiais, meninas de menos de doze anos de idade e mulheres de mais de oitenta anos são vítimas de violação. Também é necessário acrescentar as violações das mulheres em frente de seus maridos e filhos. Mas a maior crueldade é a seguinte: soldados soropositivos organizam comandos nas aldeias para violar as mulheres, mutilá-las. Há relatos de centenas de casos de fístulas na vagina e no reto causadas pela introdução de paus, armas ou violações coletivas. Essas mulheres já não conseguem controlar a urina ou as fezes. Depois de serem violadas, as mulheres são também abandonadas por sua família e sua comunidade. No entanto, o crime mais terrível é a passividade da comunidade internacional, das instituições governamentais, dos meios de comunicação... a indiferença total do mundo perante tal extermínio. Passei duas semanas em Bukavu e Goma entrevistando as sobreviventes. Algumas eram de Bunia. Efectuei pelo menos oito horas de entrevistas por dia. Almocei e fui a sessões de terapia com essas mulheres. Chorei com elas. O nível de atrocidades supera a imaginação. Não tinha visto em nenhuma parte esse tipo de violência, de tortura sexual, de crueldade e de barbárie. No leste do Congo existe um clima de violência. Nesta zona as violações tornaram-se, tal como me disse uma sobrevivente, um "esporte nacional". As mulheres são menos do que cidadãs de segunda classe. Os animais são mais bem tratados. Parece que todas as tropas estão implicadas nas violações: as FDLR, as Interahamwe, o exército congolês e até as Forças de Paz da ONU. A falta de prevenção, de protecção e a ausência de sanções são alarmantes. Passei uma semana no Hospital de Panzi, vivendo em uma aldeia de mulheres violadas e torturadas. Era como uma cena de um filme de terror futurista. Ouvi histórias de mulheres que viram os seus filhos serem brutal e cinicamente assassinados. Mulheres que foram forçadas, sob a ameaça de armas, a ingerir excrementos, a beber urina ou a comer bebés mortos. Mulheres que foram testemunhas da mutilação genital dos seus maridos ou, durante semanas, violadas por grupos de homens. Essas mulheres faziam fila para me contar as suas histórias. Os traumas eram enormes e o sofrimento extremamente profundo. Sentei-me com mulheres que tinham sido cruelmente abandonadas por suas famílias, excluídas por causa do seu cheiro, e pelo que tinham sofrido. Eu quero lhes falar da Noella. Mudei-lhe o nome para a proteger porque ela só tem nove anos de idade. Noella vive dentro de mim agora, persegue-me, leva-me a agir, a lembrar. Ela é magra, muito inteligente e viva. O dano está no seu corpo ligeiramente torto, envergonhado, preocupado. Ela sente a ansiedade nos seus pequenos dedos. Começa a contar a sua história como se ainda vivesse. Para ela o tempo parou. "Uma noite as Interahamwe vieram à nossa casa. Eles não deixaram nada. Pilharam nossa casa. Levaram a minha mãe para um lado, o meu pai para outro e a mim para outro. Levaram-me para o mato. Um deles pôs qualquer coisa dentro de mim. Não sei o que foi. Um disse para o outro, não faça isso, não faça mal a uma criança. O outro me bateu. Eu fiquei sangrando. Ele me bateu mais e eu caí. Depois me abandonou. Passei duas semanas com os soldados. Eles me violaram constantemente. Às vezes usavam paus. Um dia me deixaram no mato. Tentei caminhar até a casa do meu tio. Consegui, mas estava demasiado fraca. Tinha febre. Estava muito mal. Cheguei até a casa. O meu pai tinha sido morto. A minha mãe voltou, mas em muito mau estado. Comecei a perder a urina e as fezes sem controle. Depois minha mãe percebeu que eles tinham me violado e destruído. Eles registraram o que tinha me acontecido e me trouxeram para cá. Estou contente por estar aqui. Já não perco a urina e ninguém ri de mim. Os rapazes riem de mim. Já não tenho vergonha. Deus julgará aqueles homens, porque eles não sabem o que fazem. Quero me restabelecer. Também penso em como eles mataram o meu pai. Sempre que penso no meu pai as lágrimas caem pelo rosto." O Dr. Mukwege, que, tanto quanto posso dizer, é um tipo de médico "santo" no hospital, disse-me que a uretra da Noella está destruída. Sendo tão jovem, ela não tem tecido suficiente para operar. Terá de esperar oito anos. Oito anos de vergonha e humilhação. Oito anos em que será forçada a recordar todos os dias o que aqueles homens lhe fizeram na floresta, antes dela ter idade suficiente para saber o que era um pênis. Ela é incontinente. O médico me disse: "O que acontece a essas jovens é terrível. Elas têm muito medo de serem tocadas por homens. Às vezes leva semanas até eu conseguir tratá-las. Dou-lhes bombons e trago-lhes bonecas." As mulheres sofrem imensamente. Estão debilitadas pelas violações, as torturas e a brutalidade. Não têm praticamente apoio nenhum. Depois de viver essas atrocidades, são incapazes de trabalhar nos campos ou de transportar coisas pesadas, por isso deixam de ter renda. Vi chegar pelo menos doze mulheres por dia a essa aldeia. Chegavam mancando e apoiadas em bengalas feitas à mão. Várias mulheres contaram-me que "as florestas cheiravam à morte", e que "não se podia dar nem cinco passos sem tropeçar com um corpo". Durante a semana que passei em Panzi, o governo cortou a água. Por isso, o hospital, onde havia centenas de mulheres feridas, ficou sem água. O mesmo hospital pelo qual as mulheres tinham andado mais de sessenta quilómetros porque não havia outro mais perto. O mesmo hospital onde não havia nada para comer, (duas crianças morreram por má nutrição em um dia), onde as mulheres tinham de ficar durante meses, às vezes anos, porque as suas aldeias eram tão perigosas ou porque eram tão rejeitadas, após terem sido violadas e desonradas, que não tinham um lugar para onde voltar, onde as mulheres não podiam apresentar queixa porque os violadores podiam facilmente comprar a sua saída da prisão, voltar e violá-las outra vez, ou matá-las. E, enquanto nós estamos aqui escrevendo nosso relatório, há mulheres que estão sendo violadas, meninas que estão sendo destroçadas para sempre, mulheres sendo testemunhas do assassinato (a golpe de catana) de suas famílias, e outras que estão sendo infectadas pelo vírus da AIDS. Onde está a nossa indignação? Onde está a consciência das pessoas? Em 1999, eu voltei aos Estados Unidos de uma viagem ao Afeganistão, ainda debaixo do poder dos talibãs. As condições das mulheres, a violência... era uma loucura. Dirigi-me a todas as pessoas que consegui encontrar, canais de televisão, revistas, líderes etc. Com excepção de uma revista, ninguém parecia estar interessado no problema das mulheres afegãs. Naquela altura eu sabia que, se não se interviesse, se o mundo não se levantasse e ajudasse as mulheres, haveria graves consequências internacionais. Sabemos o que aconteceu depois. Não apenas o 11 de Setembro, mas a reacção ao 11 de Setembro, a profanação do Iraque, a justificação dos ataques preventivos, o aumento da militarização e violência e o terror que ainda hoje continua a aumentar. As mulheres são o centro de qualquer cultura e sociedade. Embora possam não ter poder ou direitos, o modo como são tratadas ou não valorizadas, indica o que a sociedade sente em relação à própria vida. As mulheres do Congo são resistentes, poderosas, visionárias e solidárias. Com poucos recursos elas poderiam ser líderes do país e tirá-lo do seu actual estado de desordem, pobreza e caos; ou podem ser aniquiladas e, com elas, o futuro do país. A República Democrática do Congo é o coração da África, o centro dinâmico e a promessa do futuro. Se se permitir a destruição das mulheres, mata-se a vida, não apenas do Congo, mas de todo o continente africano. Eu estou aqui como artista e activista, mas, sobretudo, estou aqui como um ser humano destroçado pelo que ouvi na República Democrática do Congo. Estou aqui para implorar àqueles que têm poder, para declarar estado de emergência no leste do Congo, para dar um nome ao que está sendo feito às mulheres: feminicídio. Para se unirem à nossa campanha internacional para parar as violações do melhor recurso do Congo, e dar poder às mulheres e jovens do Congo. Para desenvolver os mecanismos para proteger essas mulheres, para impedir esses crimes horrorosos e desumanos.

(Eve Ensler)
2009-02-12 07:49:00

giovedì 12 marzo 2009

INCONTRO questa sera sul decreto antistupri

8 MARZO
GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'AUTODIFESA

Sempre meno donne e lesbiche sono disposte A passare sotto silenzio la violenza che subiscono

denuncia pubblica dei maschi violenti
e denuncia giuridica sono strumenti che le donne
possono usare quando il loro corpo viene violato.

Solo il 7,3% della violenza in famiglia è stata denunciata, il 3,4% negli ultimi 12 mesi.
Il 92,4% delle violenze fisiche e sessuali fanno parte del numero oscuro.
Si denuncia meno la violenza sessuale da partner (4,7%) che la fisica (7,5%).
Si denunciano meno i mariti o i fidanzati attuali degli ex mariti ed ex fidanzati anche negli ultimi 12 mesi.
Il tasso di denuncia è basso (12,4%), anche se le donne ne parlano con i familiari.É invece più elevato nel caso in cui le donne si siano rivolte ad operatori del pronto soccorso (62,3%), ad avvocati, magistrati, polizia, carabinieri (47,6%) ad un medico o infermiere (35,9%) - indici Istat 2006

La violenza contro le donne e le lesbiche non conosce nazionalità
La violenza contro le donne e le lesbiche non conosce credo religios
La violenza contro le donne e le lesbiche non conosce
provenienza di classe
La violenza contro le donne e le lesbiche ha come comune denominatore
il genere di chi la compie.

La violenza contro le donne e le lesbiche si è globalizzata ben prima dell’avvento di internet !

Ancora una volta
ci viene “proposto” un “provvedimento di emergenza”
(decreto anti-stupri...),
che col pretesto retorico di mettere al centro la tutela delle donne,
mostra di non includere a pieno titolo proprio le donne.
Siamo di fronte a norme che strumentalizzano la violenza che
su di noi viene agita,
norme che sfruttano l’allarme sociale e producono controllo sociale.

I contenuti di questo decreto legge sono passati sotto silenzio.

La sicurezza delle donne e delle lesbiche non passa attraverso la costituzione di ronde e attraverso la criminalizzazione di singole categorie sociali, lo stupro non è esclusiva responsabilità’ di chi lo compie ma della cultura che lo alimenta e della politica che lo avvalla.
Per capirne di più insieme invitiamo tutte le donne e le lesbiche
giovedì 12 marzo ore 20,30
Atlantide p.ta S.Stefano
decreto antistupro misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale

incontro con Barbara Spinelli – giuristi democratici
Avv. Nazzarena Zorzella- ASGI

Atlantide porta santo stefano
Collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche
clitoristrix@bruttocarattere.org

martedì 10 marzo 2009

Prossimo incontro sulla violenza contro le donne

Il Giardino dei Ciliegi

Sabato 14 Marzo 2009 ore 16,30
presso il Giardino dei Ciliegi Via dell’Agnolo, 5 – Firenze

Violenza maschile contro le donne


Tavola Rotonda con
Adelina Lacaj (Nosotras),
Antonella Petricone (Be-free Cooperativa sociale contro tratta, violenze e discriminazioni).
Barbara Spinelli (autrice di “Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale”, Franco Angeli 2008).

Coordina Mara Baronti

In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze

domenica 1 marzo 2009

Berlusconi e la cultura dello stupro. Quando il femminicidio è istituzionale.

Berlusconi; Concia e Gottardi (Pd):Lo denunceremo a Corte europea Roma, 27 feb. (Apcom) -
Anna Paola Concia, deputata del Pd, e Donata Gottardi, parlamentare europea del Pd-Pse, annunciano che denunceranno il premier Silvio Berlusconi, "in qualità di presidente del Consiglio dei Ministri italiano, alla Corte Europea di Strasburgo per violazione degli artt. 8 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo a causa delle continue e ripetute dichiarazioni di disprezzo sulla vita e la dignità delle donne". "In Italia, per quanto previsto dal Lodo-Alfano - affermano in una nota - non è possibile denunciare il presidente del Consiglio alla magistratura". Quindi le due esponenti del Pd ricordano alcune delle ultime dichiarazioni del premier: "14 marzo 2008, campagna elettorale: Berlusconi consiglia ad una giovane precaria di sposare un miliardario per risolvere i suoi problemi economici; 25 gennaio 2009, comizio elettorale a Sassari: Berlusconi teorizza che 'per evitare gli stupri servirebbe un militare per ogni bella donna'; 6 febbario 2009, l'inquietante dichiarazione su Eluana Englaro; 26 febbraio 2009, incontro internazionale con Sarkozy: Berlusconi, rivolgendosi al Presidente francese, lo avverte: 'Io ti ho dato la tua donna'". Luc

COMMENTO AL DECRETO LEGGE C.D. "ANTISTUPRI"

Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori: il decreto legge emanato dal Governo

Commento di Barbara Spinelli
24.02.2009


Link al provvedimento: http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio.asp?d=42034

N.B.: Il testo del provvedimento è provvisorio fino al momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Il Governo, con decreto legge del 20.02.2009 ha emanato il decreto legge contenente “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”, anticipando in tal modo alcune misure ancora in discussione in Parlamento ed introducendole di nuove.Il fine del decreto legge esplicitato dal Governo è “assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività a fronte dell'allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto dei delitti di violenza sessuale e ad una più concreta tutela delle vittime dei suddetti reati, all'introduzione di una disciplina organica in materia di atti persecutori, ad una più efficace disciplina dell'espulsione e del respingimento degli immigrati irregolari, ad un più articolato controllo del territorio”.
La nostra Costituzione prevede che il decreto legge possa essere emanato dal Governo solo in casi di necessità e urgenza, in quanto solo in via straordinaria il Parlamento può “cedere” all’Esecutivo il potere di legiferare.
La sussistenza dei presupposti di cui all’art. 77 Cost. (casi straordinari di necessità ed urgenza) viene valutata dal Governo “sotto la sua responsabilità”.
In questo caso, tanto leggendo il fine del provvedimento, esplicitato nel decreto legge, quanto vagliando le dichiarazioni rilasciate dal Governo alla stampa, a mio avviso i presupposti della necessità e dell'urgenza per l'adozione del provvedimento sono del tutto insussistenti, e pure faziosa mi pare l’imposizione attraverso decreto legge di misure che, per quanto concerne l’allungamento dei tempi di permanenza nei CIE (Centri di Identificazione e Espulsione), erano state bocciate in Senato pochissimo tempo fa. Per quanto concerne invece gli atti persecutori le misure erano in discussione in questi giorni e stavano per terminare il regolare iter legislativo: quasi si potrebbe parlare di “appropriazione indebita” del potere legislativo da parte dell’esecutivo, al solo fine di rimarcare la presenza del Governo nel dettare i tempi dell’agenda parlamentare, e batterli sul tempo.
Pare illegittimo lo strumento scelto pure per le misure che introduce, che vanno a derogare a principi generali dell’ordinamento, ed a toccare materie fondamentali e delicatissime come quelle concernenti la privazione della libertà personale, la privacy, il potere di controllo del territorio.La Corte costituzionale, se adita dai magistrati nell’applicazione del decreto legge, potrà, anche nel caso di specie, dichiarare l'illegittimità costituzionale del d.l., qualora ritenga insussistenti i presupposti sulla base dei quali è stato adottato. Non sarebbe la prima volta: già nel 2007 la Corte aveva annullato un d.l. per carenza evidente dei presupposti e aveva definito questa assenza un vizio insanabile perché incide non solo sul rapporto politico fra Parlamento ed Esecutivo, ma anche sulla separazione dei poteri. Un uso strumentale e iniquo di questo potere sarebbe un vero e proprio attentato ai fondamenti della democrazia.Le novità introdotte con il decreto legge:
1) Il reato di atti persecutori e tutte le misure contenute nel progetto di legge approvato dalla Camera (PER IL COMMENTO VEDI IL POST SUGLI ATTI PERSECUTORI: E' STATO ACCOLTO IL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA).
2) Il decreto legge sembra (e l’esecutivo si vanta di) aver introdotto la pena dell’ergastolo per l’omicidio commesso in occasione di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, o violenza sessuale di gruppo: in realtà così è già di prassi -si veda art. 576 comma 5 c.p. e la giurisprudenza costante sul punto-, per cui non vi è nulla di nuovo sotto il sole in tale disposizione.
3) L’art. 275 comma 3 prima prevedeva la custodia cautelare in carcere per i reati associativi di stampo mafioso di cui all’art. 416 bis c.p. nel caso fossero ritenuti sussistenti gravi indizi di colpevolezza, e salvo che non fossero acquisiti elementi tali da cui risultasse insussistente la necessità di misure cautelari. Nel decreto legge, in presenza degli stessi presupposti (sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, mancata acquisizione di elementi tali da cui risulti insussistente la necessità di misure cautelari), si dispone venga applicata la misura cautelare della custodia in carcere, per i reati di associazione a delinquere diretta alla riduzione e mantenimento in schiavitù, tratta, acquisto e alienazione di schiavi, e ancora per i reati di riduzione e mantenimento in schiavitù, tratta, acquisto e alienazione di schiavi, associazione mafiosa e criminale, sequestro di persona a scopo di estorsione, traffico illecito di stupefacenti, reati commessi con finalità di terrorismo, omicidio, induzione alla prostituzione minorile, pornografia minorile, turismo volto allo sfruttamento della prostituzione minorile, violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale tranne i casi di minore gravità, atti sessuali con minorenne tranne per i casi di minore gravità, e tranne se commessa da genitore, ascendente, o comunque con abuso di potere nei confronti di minore infrasedicenne.4) Arresto in flagranza per i reati di violenza sessuale di gruppo e violenza sessuale, tranne che per i casi di minore gravità.
5) Benefici penitenziari (art. 4 bis o.p.): I detenuti o internati (oltre a quelli già previsti, anche) per i reati di:- induzione-favoreggiamento-sfruttamento della prostituzione minorile,
-pornografia minorile,
- violenza sessuale (tranne i casi di minore gravità),
- violenza sessuale aggravata,
- atti sessuali con minorenne (ma non se commessi con abuso di relazione di potere su maggiore di sedici
anni e nei casi di minore gravità),
- violenza sessuale di gruppo,
possono godere dei benefici penitenziari solo se, con sentenza irrevocabile, viene provata l'esclusione di collegamenti attuali con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, se è impossibile la collaborazione con la giustizia, o se viene concessa l'applicazione di una delle circostanze attenuanti previste dall'articolo 62, n. 6.
Invece, chi è detenuto o internato per il delitto di associazione a delinquere finalizzata a compiere i reati di :
-induzione-favoreggiamento- sfruttamento della prostituzione minorile,
- pornografia minorile,
- iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile,
- atti sessuali nei confronti di minorenne (commessi da ascendente, genitore, di lui convivente, tutore, con abuso di relazione di potere nei confronti della vittima)
può godere dei benefici penitenziari solo se non vi sono elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva.
Quindi, lo stupratore di una ragazza minorenne che ha compiuto anni 16 e che sia un suo ascendente (padre, nonno, anche adottivo), o il marito/convivente di sua madre, o il tutore, o chi comunque abusi dei poteri connessi alla sua posizione nei confronti della ragazza, non è soggetto alle restrizioni di cui all'art. 4 bis, tranne se compie gli atti sessuali con la minorenne non da solo ma nell'ambito di una associazione a delinquere.
6) Patrocinio a spese dello Stato per tutte le persone offese dai reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo, anche se hanno un reddito superiore a quello previsto dalla legge per poterne usufruire.
7) Innalzamento fino a 6 mesi del periodo di trattenimento in un centro di identificazione per l’espulsione (permanenza temporanea e assistenza dello straniero) dell’extracomunitario sottoposto a provvedimento di espulsione o di respingimento.
8) 100 milioni di euro annui a Forze di polizia e Vigili del Fuoco per predisporre un “Piano straordinario di controllo del territorio”
9) Le ronde: “ I Sindaci possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati, previa intesa con il Prefetto che ne informa il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Le associazioni sono iscritte in apposito elenco tenuto a cura del Prefetto . Con decreto del Ministro dell'interno, da emanare entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, sono determinati gli ambiti operativi, i requisiti per l'iscrizione nell'elenco e sono disciplinate le modalità di tenuta dei relativi elenchi.”
10) Autorizzazione ai Comuni all’uso di sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico per la tutela della sicurezza urbana. I dati, le informazioni e le immagini raccolte mediante l'uso di sistemi di videosorveglianza è limitata ai sette giorni successivi alla rilevazione, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione.
Pare evidente che, in barba agli studi ed alle Raccomandazioni provenienti dagli organismi internazionali a tutela dei diritti umani, il Governo italiano, per l’ennesima volta, sia addivenuto ad un provvedimento populistico, che reprime senza prima aver analizzato il fenomeno che vuole contrastare.Nel decreto legge si distingue tra violenza “normata d’emergenza” di serie A, (lo stupro e le violenze sessuali), che desta allarme sociale e necessita di provvedimenti immediati e di stanziamenti di fondi, di “tutela” e “misure di protezione” urgenti per le vittime, e violenza “taciuta” di serie B (maltrattamenti in famiglia, violenza economica, violenza assistita, mobbing sul lavoro), che poiché avviene tra le mura domestiche, nel privato, nei confronti di maggiorenni e non lascia segni tangibili, non desta allarme sociale, non necessita di “misure di protezione” adeguate, né di stanziamenti speciali. E’ evidente: se viene stuprata la ragazzina diciassettenne dal genitore, o dal convivente della madre, questo “uomo perbene”, secondo i ministri-legislatori (e le ministre-legislatrici) compie un reato meno grave, è un delinquente comune, e a differenza dello stupratore "sconosciuto" può accedere a tutti i benefici penitenziari. Svista del legislatore?
Come peraltro esplicitato nel decreto legge il bene giuridico tutelato attraverso le misure repressive introdotte non è certo la dignità della donna in quanto Persona e la sua sfera di autodeterminazione sessuale, o il suo diritto a vivere libera da ogni forma di violenza, ma è piuttosto “la sicurezza della collettività”, questa sì (e non il corpo della donna) messa a repentaglio dall’”allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale”.
Peccato, per l’ennesima volta si ricordano statistiche improprie (il 70% degli stupri denunciati avviene in casa per mano di familiari, il 30% su strada) e sono rimaste inascoltate le linee guida in materia, le Raccomandazioni al Governo Italiano per l’applicazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW).
Nella Raccomandazione numero 32 si sollecitava già dal 2005 il Governo italiano ad “accordare un’attenzione prioritaria all’adozione di misure onnicomprensive per affrontare la violenza contro le donne e le bambine in conformità alla relativa raccomandazione generale 19 sulla violenza contro le donne”. Il Comitato per l’applicazione della CEDAW già allora sottolineava “la necessità di attuare appieno e monitorare l’efficacia delle leggi sulla violenza sessuale e domestica, di fornire centri d’accoglienza, servizi di protezione e consultori per le vittime, punire e riabilitare i colpevoli, e provvedere alla formazione e sensibilizzazione dei pubblici funzionari, della magistratura e del pubblico”.Quanto ancora dovremmo aspettare perché il fine primario delle politiche di pari opportunità e della destinazione dei fondi pubblici sia effettivamente questo?

Barbara Spinelli
ZEROVIOLENZADONNE.IT
24.02.2009